venerdì 26 agosto 2016

26 AGOSTO 1974 Moriva il comandante JUNIO VALERIO BORGHESE

X MAS INCURSORI RSI
« In ogni guerra, la questione di fondo non è tanto di vincere o di perdere, di vivere o di morire; ma di come si vince, di come si perde, di come si vive, di come si muore. Una guerra si può perdere, ma con dignità e lealtà. La resa ed il tradimento bollano per secoli un popolo davanti al mondo. »
(Junio Valerio Borghese)
Il 26 agosto 1974 moriva a Cadice in Spagna, Junio Valerio Scipione Ghezzo Marcantonio Maria dei principi Borghese, noto semplicemente come Junio Valerio Borghese, è stato un militare e politico italiano, membro della principesca famiglia Borghese. Forse ai più il nome dirà poco o nulla, ma il Principe Borghese fu uno fra i migliori soldati italiani della seconda guerra mondiale e protagonista della nostra storia per tutta la sua vita, prima appunto come militare e poi come poilitico. Nato a Artena Roma il 26 Ufficiale della Regia Marina, durante la seconda guerra mondiale, avendo intrapreso la carriera militare giovanissimo all'Accademia Navale di Livorno, specialista dei sommergibilisti, entrò a far parte della Xª Flottiglia MAS di cui fu poi comandante e divenne noto per alcune audaci imprese nel Mediterraneo. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 proseguì la guerra combattendo al fianco dei tedeschi contro l'esercito anglo-americano sempre al comando del troncone della Xª Flottiglia MAS rimasto al nord. Aderì alla Repubblica Sociale Italiana svolgendo inoltre la funzione di sottocapo di Stato Maggiore della Marina Nazionale Repubblicana. Nel dopoguerra si fece promotore di un fallito colpo di Stato, passato alla storia come "Golpe Borghese". 
Questo il breve riassunto della sua intensa vita, ma andiamo ad analizzare la stessa un po' piu nel dettaglio. Attratto dalla vita militare, nel 1922 venne ammesso ai corsi della Regia Accademia Navale, dalla quale uscì nel 1928 con il grado di guardiamarina, Dopo aver frequentato il corso di armi subacquee, nel 1933, promosso tenente di vascello, venne imbarcato dapprima sulla Colombo, quindi sulla Titano. Nonostante avesse nel frattempo conseguito i brevetti di palombaro normale e di grande profondità, fu solo nel 1935 che ricevette il primo incarico di sommergibilista, partecipando alla guerra d'Etiopia, dapprima imbarcato a bordo del sommergibile Tricheco e successivamente del Finzi. Nel 1937 assunse, infine, il primo comando: con il sommergibile Iride prese parte alla guerra civile spagnola durante la quale venne decorato l'8 aprile 1939 della medaglia di bronzo al Valor milTrasferito successivamente presso la base di Lero, nel Dodecaneso, vi rimase fino all'entrata in guerra dell'Italia, il 10 giugno 1940 dove era comandante del sommergibile Vettor Pisani e prese parte alla battaglia di Punta Stilo del 9 luglio. Ma il "Vettor Pisani" si dimostrò estremamente obsoleto e non fu più utilizzato in azioni belliche. Nell'agosto fu inviato a Memel, allora territorio tedesco, a un corso per sommergibilisti atlantici dove si addestrò a bordo di un U-Boot. Lì probabilmente conobbe l'ammiraglio tedesco Karl Dönitz. Promosso capitano di corvetta, nel 1940 fu designato al reparto incursori della 1ª Flottiglia MAS, dove divenne comandante del sommergibile Scirè. 
Sommergibile Scire'
Il 24 settembre 1940 Borghese cominciò la sua prima operazione contro la piazzaforte di Gibilterra (BG1) trasportando dei siluri a lenta corsa con le relative squadre. Giunto a destinazione il 29 settembre l'intera operazione fu annullata poiché la squadra britannica aveva nel frattempo lasciato il porto e non rimase altro da fare che rientrare a La Spezia. Il 21 ottobre, avuta informazione della presenza in Gibilterra della corazzata HMS Barham e di un'altra non identificata, si ritentò nuovamente (BG2) con le medesime squadre di SLC. Durante le manovre di avvicinamento, giunto nello stretto di Gibilterra, lo Scirè fu intercettato da un cacciatorpediniere britannico e fu costretto a immergersi per sfuggire alla caccia. Giunto in posizione Borghese fece adagiare il sommergibile sul fondo ma le forti correnti trascinarono il mezzo lontano obbligandolo a emergere e a riattraversare lo stretto. Riposizionatosi lo "Scirè" fu nuovamente trascinato dalle correnti. Borghese si diresse quindi nella baia di Algeciras in acque territoriali spagnole dove furono sganciati i SLC. La missione cominciò ad apparire compromessa per il fatto che i sommozzatori del Gruppo Gamma contrastati dalle forti correnti non sarebbero riusciti a giungere in posizione. Borghese cominciò a pensare che fosse più opportuno annullarla ma Gino Birindelli notando il movimento delle alghe comprese che le correnti avrebbero trascinato il sommergibile e quindi anche gli SLC in posizione prossima alla baia di Gibilterra. Informato da Birindelli Borghese assegnò gli obiettivi: Gino Birindelli avrebbe minato la prima corazzata, Teseo Tesei la seconda e Luigi Durand de la Penne avrebbe ripiegato su una grande unità a sua scelta, poi avviò la missione scaricando gli assaltatori dopo aver informato il comando italiano si diresse verso La Spezia. La missione fallì gli obiettivi a causa di guasti alle apparecchiature e Birindelli fu preso prigioniero mentre gli altri incursori riuscirono a guadagnare la costa spagnola e poi a rimpatriare ma per la prima volta si era riusciti a forzare la munita base navale di Gibilterra. Per questa azione il 2 gennaio 1941 fu decorato con la Medaglia d'oro al Valor Militare.

Dopo gli insuccessi iniziali il comando dell'intero reparto incursori fu affidato al capitano di fregata Vittorio Moccagatta e il 15 marzo 1941 fu costituita la Xª Flottiglia MAS dotata di un comando centrale e da due reparti d'assalto, uno costituito dai mezzi di superficie affidato a Giorgio Giobbe e l'altro affidato a Borghese costituito dai mezzi subacquei, anche con il suo contributo furono pianificati e realizzati tutti i progetti per il forzamento della rada di Gibilterra, di Alessandria d'Egitto e il non realizzato forzamento del porto di New York.
Il 15 aprile 1941 Borghese, alla guida dello Scirè, partì per una nuova missione a Gibilterra (BG3). Arrivati sul posto ci si accorse che la flotta inglese aveva abbandonato il porto per una missione e si decise di cambiare obiettivi andando a colpire le navi in rada. Fu scelta in particolare una nave cisterna,  ma ancora una volta furono traditi dall'equipaggiamento e l'operazione saltò. Gli inglesi non si accorsero di essere stati sotto attacco.
Nella notte tra il 25 e 26 luglio 1941 avvenne l'attacco contro la base britannica di Malta che si concluse in un disastro. Gli incursori furono tutti intercettati e Vittorio Moccagatta e Giorgio Giobbe che si trovavano a bordo di un battello di appoggio che fu raggiunto dai caccia britannici, furono colpiti e uccisi. La Xª MAS si trovò improvvisamente senza comandante, incarico che fu momentaneamente affidato a Borghese fino alla nomina di Ernesto Forza.
Il 10 settembre 1941 Borghese, alla guida dello Scirè, partì per la quarta missione a Gibilterra (BG4) seguendo lo stesso schema della precedente. Gli obiettivi assegnati da Borghese riguardavano una corazzata classe Nelson un mercantile e la portaerei Ark Royal. Le prime due squadre non riuscirono a forzare il porto e ripiegarono su due navi presenti in rada raggiungendo poi la costa spagnola a nuoto. Visintini e Magro invece riuscirono a penetrare all'interno ma raggiungere la portaerei si rivelò troppo difficile e ripiegarono su una nave cisterna. Le navi affondate furono le navi cisterna Fiona Shell e Denbydale mentre fu gravemente danneggiata la motonave armata Durham. I sei operatori furono insigniti per questa operazione della Medaglia d'Argento al Valor Militare.
Borghese dopo l'attacco a Gibilterra cominciò a studiare un nuovo attacco, questa volta contro la base navale di Alessandria d'Egitto. Si trattava della missione che lo avrebbe reso famoso in Italia e temuto dagli avversari, l'azione di maggior successo dei mezzi d'assalto della Regia Marina nel corso del secondo conflitto mondialeAnche questa volta gli incursori scelti per la missione furono trasferiti con un aereo all'isola di Lero dove furono poi raccolti da Borghese arrivato con lo "Scirè". Giunsero nella rada di Alessandria la sera tra il 18 e il 19 dicembre 1941 dove rilasciò gli uomini. Due erano stati imbarcati come riserva. Poi Borghese rientrò a Lero. L'attacco condusse al grave danneggiamento delle navi da battaglia inglesi Queen Elizabeth e Valiant. Borghese, al termine della missione fu nominato Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.
Dopo il successo dell'Impresa di Alessandria Borghese dovette lasciare il comando del sommergibile "Scirè" per potersi dedicare completamente al reparto subacqueo della Xª MAS. Nel 1942 viaggiò in Europa per raccogliere informazioni che potessero aiutare a compiere altre azioni belliche. A Parigi incontrò Karl Doenitz con il quale intendeva pianificare delle operazioni. In seguito incontrò anche gli uomini della X MAS ad Algeciras.
Nel luglio 1942 Borghese studiò un progetto molto ambizioso, un attacco della Xª Flottiglia MAS al porto di New York. Fu scelto il sommergibile atlantico "Leonardo da Vinci" della base BETASOM di Bordeaux come mezzo avvicinatore. Il sommergibile avrebbe dovuto trasportare fino alla foce dell'Hudson un piccolo sommergibile tascabile tipo CA. La missione fu rinviata in seguito alla perdita del Da Vinci il 23 maggio 1943 e poi annullata a seguito dell'armistizio di due mesi dopo. Il 1º maggio 1943 Borghese fu promosso capitano di fregata e assunse il comando della Xª Flottiglia MAS. Uno dei primi incarichi che impartì fu quello di inviare il tenente di vascello Luigi Ferraro in missione ad Alessandretta dove, nei mesi di giugno e luglio, ottenne risultati incredibili riuscendo da solo ad affondare tre navi Alleate. La caduta di Mussolini il 25 luglio 1943 fermò buona parte delle operazioni.

In totale, sono stati affondati o gravemente danneggiati dai mezzi d'assalto italiani, nelle azioni compiute nel Mediterraneo dal 10 giugno 1940 all'8 settembre 1943, 77.380 tonnellate di naviglio da guerra e 187.412 tonnellate di naviglio mercantile, per un totale di 264.792 tonnellate.




sabato 13 agosto 2016

11-13 AGOSTO 1942 - La battaglia Navale di MEZZO AGOSTO

La battaglia di mezzo agosto è un'importante battaglia aeronavale della seconda guerra mondiale combattuta nel Mediterraneo Centrale  dall' 11 al 13 agosto 1942 in conseguenza del tentativo inglese di rifornire l'isola di Malta ormai stremata dagli incessanti attacchi aereo italo tedeschi. L'isola sotto incessante attacco aereo dal 1942 era ormai ridotta alla fame e necessitava di urgenti rifornimenti.
L'operazione si concluse con la netta affermazione delle forze dell' Asse. Fu praticamente l'ultima grande battaglia navale combattuta nel Mediterraneo.


I luoghi della Battaglia Navale di Mezzo Agosto
Così dopo il fallimento delle operazioni congiunte “Harpoon” e “Vigorous” di giugno, l’Ammiragliato decise di ritentare il rifornimento dell’isola nonostante lo scetticismo del Governo di Londra e del comando del Medio Oriente: nacque l’operazione “Pedestal”. A differenza del precedente tentativo di rifornimento, dove i due convogli partirono sia da Gibilterra che da Alessandria, ora gli inglesi, con la caduta di Tobruk e l’avanzata dell’Asse in Egitto, si trovarono costretti a dover rifornire Malta solo partendo da occidente venendo infatti a mancare la copertura aerea delle basi in nord Africa. Il convoglio avrebbe dovuto quindi passare in un tratto di mare, tra la Sardegna e la Sicilia, costantemente pattugliato da aerei e navi nemiche pertanto, oltre a prevedere perdite elevate nel naviglio mercantile, era necessaria una forte scorta di navi da guerra.

Venne pertanto predisposto un possente convoglio mercantile scortato dal più imponente gruppo navale mai schierato nel Mediterraneo. La squadra navale Alleata, posta al comando dell'ammiraglio Harold Burrough era composta da:

13 piroscafi: Almeria Likes, Brisbane Star, Clan Ferguson, Deucalion, Dorset, Empire Hope, Glenorchy, Melbourne Star, Port Chalmers, Rochester Castle, Santa Elisa, Waimarama, Wairangi
2 petroliere (Nigeria e Ohaio), 
4 portaerei Eagle, Furios, Indomitable, Victorious
2 navi da battaglia (Nelson e Rodney)
7 Incrociatori Phoebe, Sirius, Charybdis, Nigeria, Kenia, Manchester, Cairo
34 cacciatorpediniere
8 sommergibili
oltre ad altre unità minori. 

Da parte italo-tedesca venivano schierate la 
III divisione incrociatori pesanti italiana (Bolzano, Trieste 
VII divisione incrociatori leggeri, il cui impiego però era subordinato alla scorta di aerei da caccia che come vedremo fu destinata ad altri compiti, 
22 sommergibili (di cui 2 tedeschi), 
12 motosiluranti (6 tedesche) 
12 MAS 
a cui si aggiungono tutti gli aerei da caccia e bombardamento disponibili dispiegati tra la Sardegna e la Sicilia per un totale di 5 gruppi da (3 italiani e 2 tedeschi) e 400 bombardieri e aerosiluranti per un totale 784 aerei (328 italiani e 456 tedeschi) provenienti dalle basi della Sardegna e della Sicilia
L'imponente forza navale anglo-statunitense lascio Gibilterra il 10 Agosto 1942 puntando direttamente al canale di Sicilia.
Il piano dell' Asse prevedeva un attacco si superficie nei pressi si Pantelleria ma Supermarina era molto allarmata dalla presenza di considerevoli forze aeree di base a Malta ed a bordo delle portaerei di scorta. 
Un giorno dopo la partenza, l’11 agosto, il convoglio inglese mentre transita a nord di Algeri subisce i primi attacchi dei sommergibili. L’U-73 affonda con una salva di 4 siluri la portaerei Eagle menomando pesantemente la capacità inglese di contrasto aereo. Il giorno successivo, con l’avvicinarsi della flottiglia inglese alle coste italiane, nei cieli e sul mare si scatena un vero e proprio inferno di bombe e siluri.
Gli inglesi lamentano la perdita di 6 piroscafi, altri sono gravemente danneggiati, compresa la petroliera Ohio carica di migliaia di tonnellate di prezioso combustibile per Malta, colpito dal sommergibile italiano Axum, mentre 2 incrociatori vengono affondati dai siluri di sommergibili e MAS e molte altre unità da guerra vengono gravemente danneggiate, compresa la portaerei Indomitable che, col ponte di volo gravemente danneggiato ed in preda ad incendi, inverte la rotta e torna a Gibilterra. Mossa seguita dalle altre forze pesanti inglesi (corazzate, portaerei e 3 incrociatori) per evitare di attraversare il Canale di Sicilia, considerato ad altissimo rischio, memori di quanto avvenuto durante la battaglia di Mezzo Giugno.
Da parte italiana si lamenta per il momento solo la perdita del sommergibile Dagabur, speronato dal cacciatorpediniere inglese Wolverine.

Mentre in mare le unità minori combattevano con successo la loro battaglia, il continuo battibecco tra gli addetti navali italiani e tedeschi, da una parte, ed i responsabili delle forze aeree, dall'altra, avrebbero ridotto il ruolo della Regia Marina a quello di bersaglio; così, la flotta fu richiamata in porto lasciando il campo ai sommergibili ed alle unità minori. Col senno del poi questo sarà un errore tattico in quanto nella serata del 12, quando il grosso della flotta inglese fece dietrofront, se avesse preso il mare sarebbe stato a portata di tiro delle artiglierie la mattina successiva proprio quando il convoglio inglese, pesantemente azzoppato, si trovava disperso in un vasto tratto di mare senza scorta aerea.

Alle 20 il sommergibile italiano Axum del tenente di vascello Ferrini al largo di Capo Blanc inquadra il nemico e lancia a ventaglio 4 siluri che raggiungono incrociatore Nigeria la nave ammiraglia, l'incrociatore Cairo che persa la poppa si autoaffonda e la petroliera Ohio (vedi foto sotto)

La petroliera Ohio colpita dal sommergibile italiano Axum
Il 13 agosto si registrano altri affondamenti delle forze di scorta inglesi ma gli attacchi dell’Asse cominciano a diradarsi per l’avvicinarsi di quanto resta del convoglio inglese all’ombrello di protezione aerea dell’isola di Malta. Quella sera entrano nel porto de La Valletta solo 3 piroscafi dei 13 partiti, ed i due giorni successivi ne arriva un quarto oltre alla petroliera Ohio che miracolosamente sopravvissuta ai numerosi colpi messi a segno, riesce a raggiungere l'isola il 15 agosto e appena scaricato il suo prezioso carico affonda.
Pesantissime le perdite anche di naviglio militare:
  • Unità affondate:

Portaerei Eagle affondata 11 agosto da sommergibile tedesco U-73

Incrociatore Manchester affondato il 12 agosto da motosiluranti italiane MS16 e MS22

Incrociatore Cairo affondata il 12 agosto dal sommergibile italiano Axum

Caccatorpediniere Foreseigh affondatto il 12 agosto da uno Stuka italiano del 132° Gruppo Autonomo Aerosiluranti
  • Unità gravemente danneggiate:
Portaerei Indomitable colpita il 12 agosto da siluranti italiani SM 79 rientrerà in servizio nel luglio 1943

Portaerei Rodney colpito il 12 agosto da uno ju 87 italiano del 102° Stormo Bombardamento a tuffo

Incrociatore Nigeria colpito il 12 agosto dal sommergibile italiano Axun rientrò in squadra a dicembre 1942

Incrociatore Kenia colpito il 12 agosto dal sommergibile italiano Alagi e costrettoa rientrare a Gibilterra fu nuovamente colpito il 14 agosto da una bonba aerea e rientrò in squadra a dicembre 1942

Cacciaorpediniere Wolverine rimasto danneggiato il 11 agosto nello speronamento del sommergibile italian Dagabur che affonda

Cacciaorpediniere Ithuriel rimasto danneggiato il 12 agosto nello speronamento del sommergibile italiano Cobalto che affonda

L'aviazione Alleata perse anche 34 aerei (5 della RAFF e 29 della ROYAL NAVY), 16 dei quali affondati con la portaerei Eagle
Le perdite dell’Asse furono tutto sommato molto contenute e ammontano a due sommergibili italiani affondati (Cobalto e Dagabur), 41 aerei italiani e 19 tedeschi abbattuti oltre al grave danneggiamento di due incrociatori, il Bolzano e l’Attendolo colpiti da sommergibili in agguato nel Tirreno meridionale; 

Per gli inglesi fu una disfatta totale, tanto che non si azzardarono più a rifornire l’isola tramite convogli se non quando le sorti della guerra tornarono ad essere favorevoli per loro. Il Mediterraneo in quell'Agosto di fuoco, era più che mai il "Mare Nostrum"
L’ultima grande battaglia aeronavale nel Mediterraneo si era conclusa con una vittoria italiana, dimostrando che la giusta coordinazione tra forze aeree e navali era la chiave per vincere sul mare. Lezione che apprendemmo tardivamente dagli inglesi ma che, anche con la battaglia di Mezzo Giugno, dimostrammo di avere compreso appieno, purtroppo troppo tardi nel quadro degli eventi bellici.

domenica 7 agosto 2016

7 AGOSTO 1941 Muore in guerra il figlio del Duce il Capitano Bruno Mussolini


Nato a Milano il 22 aprile 1918, figlio terzogenito di Benito Mussolini e di Rachele Guidi, fu ufficiale della Regia Aeronautica, Medaglia d'Oro al Valore Aeronautico e due volte Medaglia d'Argento al Valor Militare. Grande appassionato di aerei, a Bologna ebbe come compagno di studi Federico Cozzolini con cui divise passione e lavoro nella Regia Aeronautica A 17 anni fu il pilota militare più giovane d'Italia. Fu anche uno dei dirigenti della compagnia aerea Ala Littoria e l'ideatore della LATI, Linee Aeree Transcontientali Italiane, che coprivano la tratta Italia-Brasile. Nella saga dei Mussolini, Bruno, è una figura appartata. È stato il primo a morire, il primo schianto per la madre Rachele, destinata ad altre durissime prove. Ma è il carattere, la personalità quieta di Bruno a differenziarlo dai due fratelli maggiori - Edda e Vittorio, eccentrica la prima, un po’ arrogante il secondo - avvicinandolo piuttosto all’ultimogenito Romano, anch’egli persona amabile e schiva. Il carattere e la morte precoce hanno fatto così di Bruno Mussolini) una figura quasi secondaria di quella famiglia le cui vicende sono state e continuano ad essere al centro di cronaca e storia. Dopo che la sua breve vita era stata rievocata nel libro più accorato e sincero di Mussolini, Parlo con Bruno, scritto subito dopo la morte del figlio di appena 23 anni, le incalzanti vicende del secondo conflitto mondiale hanno fatto sbiadire la figura del giovane aviatore. Eppure si potrebbe dire che Bruno Mussolini costituiva il miglior prodotto pubblicitario della famiglia del Duce, incarnando proprio l’idea di quell’homo novus che il fascismo andava proponendo agli italiani. Semplice, sportivo, disciplinato, nessuna insofferenza, nessuna eccentricità, percorso scolastico dignitoso, precoce passione per il volo che era poi uno degli emblemi dell’Italia mussoliniana. Bruno poteva ben costituire un esempio di virtù giovanili. Lo confermano le manifestazioni di profondo e sincero cordoglio popolare che accompagnarono la traslazione della sua salma da Pisa a Predappio, dove fu il primo a scendere nella cripta del cimitero. Ma il giovanissimo ufficiale si distinse anche in imprese civili: con uno dei dei Savoia-Marchetti S.M79 della squadriglia dei Sorci verdi arrivò terzo nella corsa aerea Istres-Damasco Parigi. Con la stessa squadriglia nel gennaio 1938 partecipò alla trasvolata Italia-Brasile. Appena adolescente, si innamora di Gina Ruberti, una bella ragazza bruna della Roma bene. Le lettere che si scambiano aprono uno squarcio sulla vita di due ragazzi dell’Italia anni Trenta, in pieno costume borghese. Lei, come riferiscono le note informative della polizia, è «di sani sentimenti religiosi, intelligente e colta e di carattere aperto e socievole», la famiglia Ruberti, oltre che «di ottimo ambiente sociale» è anche di «elevatissimi sentimenti fascisti». Le lettere hanno un tono che potrebbe apparire stucchevole se la conoscenza del destino che li aspettava non le rendesse commoventi. Sottoposti a frequenti separazioni a causa degli impegni militari e aviatorii di Bruno, i due si scambiano rugiadose effusioni: «Oggi non ho fatto che pensare a te, ti ho persino sognata e il sogno era così bello che non mi sarei mai voluto svegliare...». E lei di rimando: «Questa separazione che ci sembra tanto dura ci prepara, è vero, un lungo periodo di felicità immensa...». Del resto erano gli anni in cui si cantava «Parlami d’amore Mariù». Bruno e Gina si sposarono a Roma il 29 ottobre 1938. Cerimonia sontuosa con gerarchi in divisa, gli auguri e i doni della casa reale. Hitler, che di regali di nozze non doveva intendersi molto, mandò un pugnale. Felicità presto interrotta dallo scoppio della guerra. Bruno, assegnato al 47° Stormo bombardamento terrestre di Grottaglie, fu inviato prima a Taranto, poi assegnato al comando della 274° Squadriglia Bombardamento a Grande Raggio all’interno del 46° Stormo ed ebbe come sede Pisa. L’indagine di Festorazzi mette in rilievo le indubbie capacità analitiche del giovane Mussolini sulle inadeguatezze dei nostri armamenti aerei e perfino le precoci previsioni sull’infausto esito del conflitto. Non si hanno però notizie sul peso che Mussolini diede alle valutazioni del suo terzogenito. Due mesi dopo, il 7 agosto 1941, proprio su uno di questi velivoli, perse la vita. I motori del suo aereo, mentre era in fase di atterraggio, subirono un brusco calo di potenza. Non riuscendo a riprendere quota l'aereo si schiantò poco dopo finendo la sua corsa in un campo di granoturco nella zona di Porta a Piagge. Nell'incidente persero la vita anche il tenente pilota Francesco Vitalini Sacconi e il maresciallo motorista Angelo Trezzini.[8] La salma di Bruno Mussolini fu trasportata da Pisa a Predappio con un treno speciale, tra due ali di folla ininterrotta, che salutava con il braccio teso, e alla presenza di alcuni ufficiali prigionieri della Royal Air Force, che vollero rendere omaggio al nemico caduto. Secondo Vittorio Mussolini, il saluto di massa alla salma di Bruno fu l'ultimo episodio in cui il popolo italiano si strinse attorno al proprio capo. È sepolto davanti al padre nella cripta del cimitero di Predappio. La morte di Bruno segnò per sempre la moglie, da allora vittima di depressioni. Ma una bellissima foto ce la mostra cerea, diritta e senza lacrime, con in braccio la figlia di diciotto mesi, mentre il Duce imperturbabile le appunta sul petto la medaglia d’oro in memoria del caduto. La tragedia dei Mussolini, nella più vasta tragedia italiana, trascina Gina Ruberti sul Lago di Como, tragico sfondo all’epilogo della Rsi. E lì, in quelle acque annegherà il 3 maggio 1946, durante una burrasca improvvisa che affondò il motoscafo su cui si trovava con amici. La falla riscontrata sul fondo dell’imbarcazione e il fatto che a bordo si trovassero due ufficiali inglesi fecero supporre un sabotaggio. Ma nulla fu provato. Quando morì, Gina non aveva ancora compiuto trent’anni.