Nato a Milano il 22 aprile 1918, figlio terzogenito di Benito Mussolini e di Rachele Guidi, fu ufficiale della Regia Aeronautica, Medaglia d'Oro al Valore Aeronautico e due volte Medaglia d'Argento al Valor Militare. Grande appassionato di aerei, a Bologna ebbe come compagno di studi Federico Cozzolini con cui divise passione e lavoro nella Regia Aeronautica A 17 anni fu il pilota militare più giovane d'Italia. Fu anche uno dei dirigenti della compagnia aerea Ala Littoria e l'ideatore della LATI, Linee Aeree Transcontientali Italiane, che coprivano la tratta Italia-Brasile. Nella saga dei Mussolini, Bruno, è una figura appartata. È stato il primo a morire, il primo schianto per la madre Rachele, destinata ad altre durissime prove. Ma è il carattere, la personalità quieta di Bruno a differenziarlo dai due fratelli maggiori - Edda e Vittorio, eccentrica la prima, un po’ arrogante il secondo - avvicinandolo piuttosto all’ultimogenito Romano, anch’egli persona amabile e schiva. Il carattere e la morte precoce hanno fatto così di Bruno Mussolini) una figura quasi secondaria di quella famiglia le cui vicende sono state e continuano ad essere al centro di cronaca e storia. Dopo che la sua breve vita era stata rievocata nel libro più accorato e sincero di Mussolini, Parlo con Bruno, scritto subito dopo la morte del figlio di appena 23 anni, le incalzanti vicende del secondo conflitto mondiale hanno fatto sbiadire la figura del giovane aviatore. Eppure si potrebbe dire che Bruno Mussolini costituiva il miglior prodotto pubblicitario della famiglia del Duce, incarnando proprio l’idea di quell’homo novus che il fascismo andava proponendo agli italiani. Semplice, sportivo, disciplinato, nessuna insofferenza, nessuna eccentricità, percorso scolastico dignitoso, precoce passione per il volo che era poi uno degli emblemi dell’Italia mussoliniana. Bruno poteva ben costituire un esempio di virtù giovanili. Lo confermano le manifestazioni di profondo e sincero cordoglio popolare che accompagnarono la traslazione della sua salma da Pisa a Predappio, dove fu il primo a scendere nella cripta del cimitero. Ma il giovanissimo ufficiale si distinse anche in imprese civili: con uno dei dei Savoia-Marchetti S.M79 della squadriglia dei Sorci verdi arrivò terzo nella corsa aerea Istres-Damasco Parigi. Con la stessa squadriglia nel gennaio 1938 partecipò alla trasvolata Italia-Brasile. Appena adolescente, si innamora di Gina Ruberti, una bella ragazza bruna della Roma bene. Le lettere che si scambiano aprono uno squarcio sulla vita di due ragazzi dell’Italia anni Trenta, in pieno costume borghese. Lei, come riferiscono le note informative della polizia, è «di sani sentimenti religiosi, intelligente e colta e di carattere aperto e socievole», la famiglia Ruberti, oltre che «di ottimo ambiente sociale» è anche di «elevatissimi sentimenti fascisti». Le lettere hanno un tono che potrebbe apparire stucchevole se la conoscenza del destino che li aspettava non le rendesse commoventi. Sottoposti a frequenti separazioni a causa degli impegni militari e aviatorii di Bruno, i due si scambiano rugiadose effusioni: «Oggi non ho fatto che pensare a te, ti ho persino sognata e il sogno era così bello che non mi sarei mai voluto svegliare...». E lei di rimando: «Questa separazione che ci sembra tanto dura ci prepara, è vero, un lungo periodo di felicità immensa...». Del resto erano gli anni in cui si cantava «Parlami d’amore Mariù». Bruno e Gina si sposarono a Roma il 29 ottobre 1938. Cerimonia sontuosa con gerarchi in divisa, gli auguri e i doni della casa reale. Hitler, che di regali di nozze non doveva intendersi molto, mandò un pugnale. Felicità presto interrotta dallo scoppio della guerra. Bruno, assegnato al 47° Stormo bombardamento terrestre di Grottaglie, fu inviato prima a Taranto, poi assegnato al comando della 274° Squadriglia Bombardamento a Grande Raggio all’interno del 46° Stormo ed ebbe come sede Pisa. L’indagine di Festorazzi mette in rilievo le indubbie capacità analitiche del giovane Mussolini sulle inadeguatezze dei nostri armamenti aerei e perfino le precoci previsioni sull’infausto esito del conflitto. Non si hanno però notizie sul peso che Mussolini diede alle valutazioni del suo terzogenito. Due mesi dopo, il 7 agosto 1941, proprio su uno di questi velivoli, perse la vita. I motori del suo aereo, mentre era in fase di atterraggio, subirono un brusco calo di potenza. Non riuscendo a riprendere quota l'aereo si schiantò poco dopo finendo la sua corsa in un campo di granoturco nella zona di Porta a Piagge. Nell'incidente persero la vita anche il tenente pilota Francesco Vitalini Sacconi e il maresciallo motorista Angelo Trezzini.[8] La salma di Bruno Mussolini fu trasportata da Pisa a Predappio con un treno speciale, tra due ali di folla ininterrotta, che salutava con il braccio teso, e alla presenza di alcuni ufficiali prigionieri della Royal Air Force, che vollero rendere omaggio al nemico caduto. Secondo Vittorio Mussolini, il saluto di massa alla salma di Bruno fu l'ultimo episodio in cui il popolo italiano si strinse attorno al proprio capo. È sepolto davanti al padre nella cripta del cimitero di Predappio. La morte di Bruno segnò per sempre la moglie, da allora vittima di depressioni. Ma una bellissima foto ce la mostra cerea, diritta e senza lacrime, con in braccio la figlia di diciotto mesi, mentre il Duce imperturbabile le appunta sul petto la medaglia d’oro in memoria del caduto. La tragedia dei Mussolini, nella più vasta tragedia italiana, trascina Gina Ruberti sul Lago di Como, tragico sfondo all’epilogo della Rsi. E lì, in quelle acque annegherà il 3 maggio 1946, durante una burrasca improvvisa che affondò il motoscafo su cui si trovava con amici. La falla riscontrata sul fondo dell’imbarcazione e il fatto che a bordo si trovassero due ufficiali inglesi fecero supporre un sabotaggio. Ma nulla fu provato. Quando morì, Gina non aveva ancora compiuto trent’anni.
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