Dopo la dichiarazione di guerra i territori dell’AOI si trovarono praticamente isolati dalla madrepatria, senza nessuna possibilità di ricevere rinforzi o rifornimenti se non per via aerea, essendo sia il canale di Suez che lo stretto di Gibilterra saldamente in mano Britannica. Tra essi e la Libia vi era poi il Sudan, anch’esso in mano Britannica. Da un punto di vista geografico, L’Eritrea e la Somalia Italiana (i territori dell’AOI) confinavano a nord e ad ovest con il Sudan, a sud col Kenia, mentre ad est vi era l’oceano Indiano e il mar rosso tranne una striscia di territorio nel quale erano presenti le due colonie della Costa francese dei somali e del Somaliland Britannico. Le prime operazioni eseguite sono state le cosidette “rettifiche del fronte”, ossia operazioni aventi l’unico scopo di risparmiare uomini e mezzi per una migliore vigilanza delle frontiere. Vennero quindi attuate le operazioni che portarono all'occupazione di Cassala, Gallabat e Kurmuk nel Sudan e dopo alcune operazioni in Kenia (conquista di Moyale e della zona circostante), di passare all'offensiva contro la Somalia britannica, azione culminanti di questa serie di operazioni. Quest'azione avrebbe impedito un'azione britannica contro l'Harar italiano; avrebbe inoltre eliminato ogni contatto tra i francesi a Gibuti e i britannici e avrebbe anche notevolmente ridotto l'ampiezza del fronte da controllare, passando dagli oltre 1.100 chilometri di frontiera terrestre a circa 700 chilometri di frontiera marittima.
Fu cosi che il 27 luglio, il tutto venne deciso a Roma, dove intervennero motivi di ordine politico e propagandistico – serviva una vittoria, il Duce approvava – e quindi l’attaco alla Somalia Britannica fu ordinato per il 3 agosto.
Il Somaliland presenta un terreno desertico, impervio, vi erano solo due strade, all’infuori delle quali il terreno era impercorribile per i mezzi meccanizzati o corazzati che fossero. Consci del pericolo, il Comando Britannico del Medio Oriente aveva provveduto per tempo a rinforzare la guarnigione del Somaliland con l’invio di 3 Battaglioni indiani, lo schieramento difensivo assunto dal generale Austen, comandante del settore, era il seguente:
Truppe di copertura: 3 compagnie Corpo cammellato il famoso Camel Copr e 1 compagnia del reggimento Nord Rhodesia
Posizione di resistenza di Tug Argan (torrente Argan): da destra a sinistra:
destra – 3° battaglione del 15° regggimento Punjab (indiani);
centro – Reggimento nord Rhodesia meno 1 compagnia, 1 compagnia mitragliatrici, 1 compagnia corpo Cammellato e 1 batteria artiglieria
sinistra – 2° King’s african Rifles (fucilieri)
in riserva – 2° battaglione del reggimento Black Watch
Vi era inoltre il 1° battaglione del 2° reggimento Punjab che era sparso intorno a Berbera.
L’ammontare delle forze inglesi era di circa 11.000 uomini. L’appoggio aereo proveniva da Aden quindi era poco incisivo, impiegando troppo tempo ad arrivare sul posto quando necessario.
Da parte italiana si approntarono per l’operazione tre colonne, di cui quella centrale aveva il compito principale della conquista di Berbera. Il complesso delle forze italiane ammontava a 26 battaglioni (di cui solo 3 nazionali) e 21 batterie d’artiglieria, in totale 4.800 nazionali e circa 30.000 coloniali al comando del generale Nasi. Questo complesso di forze venne diviso in quattro colonne, ciascuno con un obiettivo iniziale qui descritto:
-colonna di destra (gen. Bertello): con obiettivo Oadueina, 1 Battaglione coloniale, 2 Battaglione di Dubat, 1 batteria di artiglieria cammellata.
-colonna centrale (gen. de Simone): con obiettivo Hargeisa, poteva contare sulla Divisione Harar, sulla XIII, XIV e XV Brigata coloniale, 1 compagnia carri M (12 M-11/39), 1 compagnia carri L (12 L-3/35), 1 squadrone autoblindo (Fiat 611), 1 batteria da 149/13;
-colonna di sinistra (gen. Bertoldi): con obiettivo la località costiera di Zeila con la LXX e la XVII Brigata coloniale;
-colonna costiera (gen. Passerone) con obiettivo la neutralizzazione di Gibuti con 1 Battaglione CC.NN., 1 Battaglione, unità miste;
A queste forze si aggiungeva la riserva, comprendente la II Brigata coloniale e comandata dal colonnello Lorenzini, che seguiva la colonna centrale.
Le unità italiane dovevano percorrere 270 Km di territorio desertico per arrivare a Berbera, presa la quale, negli intendimenti del comando Italiano, la campagna poteva dirsi conclusa.
Gli obiettivi iniziali vennero raggiunti nella giornata del 6 senza aver incontrato particolare resistenza, quindi la prima fase (3-6 agosto) dell’operazione, che prevedeva fra le altre cose il blocco della guarnigione francese di Gibuti si potè considerare conclusa.
Ebbe quindi inizio la seconda fase (7-15 agosto) che prevedeva lo sfondamento delle difese britanniche, imperniate sulle fortificazioni dell'Argan, la principale posizione difensiva britannica nella Somalia posta all'ingresso di Berbera.
Il Giorno 10 la colonna centrale entrò in contatto con le prime difese del tug Argan. L’attacco alla posizione ebbe inizio il giorno successivo impiegando 3 brigate di Fanteria, la XIV sulla sinistra, la XV sulla destra, mentre la II Brigata (passata dalla riserva alla colonna centrale) doveva svolgere un movimento aggirante e attaccare alle spalle. Ma il piano non ebbe esito positivo stante la forte resistenza incontrata e nonostante l’intervento dell’aviazione italiana. Il 13 si dovette avvicendare la XIV Brigata con la XIII. Tuttavia la pressione italiana si faceva sentire; le comunicazioni, la mancanza di riposo,uniti al fatto che il 14 agosto con una serie di colpi di mano furono occupati due fortini presidiati dalle truppe britanniche, convinsero il comandante delle forze inglesi, generale Godwin Austen a richiedere, giorno 15, il permesso per lo sgombero delle sue truppe, pena l’annientamento. L’autorizzazione gli venne concessa. Il pomeriggio di quello stesso giorno iniziò un nuovo attacco italiano, con un’accurata preparazione di artiglieria, contro il fortino n.1. L’azione stavolta ebbe successo, a seguire caddero anche gli altri fortini perni della difesa dell’Argan.
C’erano voluti 5 giorni di intensi combattimenti, ma la linea del tug Argan era caduta, ora bisognava sfruttare il successo; iniziava così la terza fase della campagna (17-19 agosto). Ma le difficoltà del terreno, unite alla resistenza della retroguardia britannica, non permisero di agganciare le truppe in ritirata, che poterono raggiungere la protezione delle loro navi da guerra ed imbarcarsi.
Il giorno 19 le truppe vittoriose occuparono Berbera capitale della Somalia Britannica.
Gli inglesi persero in tutto 260 uomini: 38 morti, 102 feriti e 120 dispersi. Le truppe italiane ebbero invece le seguenti perdite: 465 morti, 1.530 feriti e 34 dispersi per un totale di 2.029 uomini, dei quali 161 italiani e 1.868 ascari.
A queste cifre vanno aggiunte quelle delle tribù locali che appoggiarono i britannici contro gli italiani (ebbero circa 2.000 perdite) e quelle dei somali locali che invece lottarono dalla parte di questi ultimi (un migliaio di vittime).
Gli italiani raccolsero anche un discreto bottino di guerra consistente in 5 cannoni, 3 carri armati e 128 automezzi oltre a 5.400 fucili, 100 mitragliatrici e notevoli quantità di materiali abbandonati
Insegna di Viceré dell'Africa Orientale Italiana |
La cartina geografica dell'Africa Orientale nel 1940 |
Il Popolo d'Italia annuncia la fine della campagna |
Il tricolore italiano viene issato a Berbera capitale dalla Somalia Britannica |
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