Pavolini figura di spicco del regime fascista nasce il 27 settembre 1903 da una famiglia dell'alta borghesia fiorentina. Suo padre Paolo Emilio indianista e orientalista di fama internazionale diventertà un Accademico d'Italia. Alessandro si laurea in Giursprudenza frequentando gli Atenei di Firenze e Roma. Proprio a Roma si trova il 28 ottobre 1922 giorno della Marcia su Roma e qui semplicemente si accoda alle colonne di Camice Nere Fiorentine. La sua ascesa nel partito è molto rapida, nel 1927 il marchese Ridolfi lo inserisce nella politica attiva con il ruolo di vice federale e già nel 1929 con il ritiro dalla vita politica del marchese, divenne federale di Firenze e in questa veste istituì il Maggio Musicale Fiorentino. A soli 26 anni Pavolini è la massima autorità fascista a Firenze. Nel 1932 viene chiamato a far parte del Direttorio Nazionale del partito, nel 1934 si trasferisce a Roma e l' conosce una figura che segnerà tutta la sua vita Galeazzo Ciano. Livornese, Ciano è ormai inserito ai più alti livelli del partito, ha spostato Edda Mussolini ed è pertanto genero del Duce. I due coetanei diventano subito amicissimi. Pavolini eletto deputato grazie alla sua fama di scrittore e organizzatore viene chiamato a presidere la onfederazione professionisti e artisti. Nel 1935 il Duce decide di saldare i vecchi debiti con l'Etiopia, Ciano e Pavolini si arruolano volontati e insieme affrontano l'avventura combattendo con una squadriglia aerea che Pavolini intitola a "La Disperata" dal nome di una squadra di camicie nere operante a Firenze ai tempi della Marcia su Roma. Durante la campagna che porterà alla costituzione dell'Impero, è il corrispondente del Corriere della Sera e a fine campagna sciverà il suo secondo libro "La Disperata". Rientrati a Roma Ciano viene nominato Ministro degli Esteri, e Pavolini ormai entrato nelle grazie di Mussolini gira il Mondo come ambasciatore del regime fascista.
Dal 31 ottobre 1939 fu titolare del Ministero della Cultura Popolare (MinCulPop), in sostituzione di Dino Alfieri, ad ispirare la nomina di Pavolini fu l'amico Galeazzo Ciano. Nello stesso periodo l'attrice Doris Duranti, divenne sua amante e tale resterà sino alla vigilia della tragica fine, la fece rifugiare in Svizzera. Pavolini è ormai arrivato all'apice del regime, la figura di Ministro della Cultura Popolare gli da una posizione seconda soltanto al Duce. Sono sue le famose "veline" che stabilivano per tutti i giornali cosa si doveva sapere e cosa no. Sotto la sua direzione operano l'EIAR (attuale RAI) la SIAE e l'Automobil Club Italia.
Perse l'incarico di ministro a seguito di un rimpasto governativo voluto da Mussolini l'8 febbraio 1943, nel tentativo di controllare il fronte interno, mentre la guerra appariva ormai perduta, né la propaganda né la censura militare riuscivano più ad occultare la verità. Nominato direttore de Il Messaggero, conservò la carica di consigliere nazionale del PNF.
Il 25 luglio 1943 venuto a conoscenza della destituzione e arresto di Mussolini, mise al sicuro la famiglia e due giorni dopo raggiunse Vittorio Mussolini in Gemania e si attivò per la ricostituzione del fascismo in Italia. Da Radio Monaco Pavolini e Vittorio Mussolini spiegano al mondo che il fascismo non è morto Costituita la Repubblica Sociale Italiana fu nominato segretario provvisorio del Partito Fascista Repubblicano (PFR) e il 23 settembre convinse il maresciallo Rodolfo Graziani ad aderire alla RSI e diventare Ministro della Difesa. Partecipò con Mussolini e Bombacci alla stesura del Manifesto di Verona, approvato al Congresso del Partito Fascista Repubblicano il 15 novembre 1943. Qui si decise di punire i traditori che il 25 luglio 1943 votarono l'ordine del giorno Grandi e destituirono di fatto il Duce. 6 di loro sono nelle mani delle autorità repubblicane, fra di loro il conte Ciano. Pavolini decide di sollevare il Duce da un campito cosi difficile, concedere la grazia al proprio genero o perseguire il disegno dei fascisti più intransigenti alla testa dei quali c'è proprio Pavolini. Provvide personalmente alla compilazione dell'elenco dei giudici del Tribunale Speciale. Il verdetto du 5 condanne a morte Ciano, Marinelli, Gottardi Pareschi e De Bono. L'unico a salvarsi fu Cianetti, il giorno dopo aveva ritrattato la sua adesione all'ordine del giorno grandi e per questo venne condannato a 30 anni di carcere. L'unico di fatto che poteva salvarli era proprio lui, ma ormai Pavolini aveva inboccato la strada del fascismo duro e puro quello che di certo non poteva concedere la grazia a chi il fascismo lo aveva tradito. Fu cosi che i 5 condannati vennero fucilati a Verona l'11 gennaio 1944. Le sorti della Repubblica Sociale apparivano ormai segnate gli americani di li a poco raggiunsero Roma sfondando la linea Gustav e risalivano lentamente la penisola. In vista dell'arrivo a Firenze degli Alleati, Pavolini si recò nella sua Firenze e lì organizzò il corpo dei franchi tiratori.
Il 30 giugno 1944 completò la costituzione delle Brigate Nere, nel numero di 41 brigate, una per ogni provincia della RSI, ed intitolate ciascuna ad un caduto del fascismo. Ad esse si affiancavano sette brigate autonome e otto brigate mobili per un totale di 110.000 unità. Di fatto i tedeschi non vollero mai le Brigate Nere al fronte e le usarono solo per le azioni di controguerriglia contro i partigiani.
L' 11 agosto gli alleati entrano a Firenze, ormai abbandonata dai tedeschi ma non dai franchi tiratori organizzati da Pavolini. Si tratta di 300 individui fra uomini e donne che arroccati su 4 linee successive sparano per due settimane su alleati e partigiani, rallentando di fatto le operazioni militari di due settimane. Verranno stanati e uccisi tutti uno ad uno. Ebbe a dire a proposito dei fatti il generale inglese Alexander:
"La città italiana che preferisco? Firenze. Perché lì gli Italiani ci hanno accolto sparandoci addosso."
Passò l'inverno 1944-45 con gli alleati bloccati sulla nuova linea difensiva tedesca la "Gotica" che venne sfondata solo nella primavera del 1945. E siamo agli ultimi giorni di aprile. Mussolini e quello che rimane del fascismo abbandonano Milano e insieme con loro Pavolini che cerca di organizzarte nel ridotto della Valtellina l'ultima resistenza. A bordo di un autoblindo viene bloccato da un posto di blocco improvvisato dalla 52ª Brigata Garibaldi, agli ordini del conte Pier Luigi Bellini delle Stelle. I partigiani, consultato il loro comando di zona, accettarono qualche ora dopo di far passare i tedeschi. Gli italiani, dopo la partenza dei tedeschi, avrebbero dovuto invece tornare indietro: l'autocarro di Pavolini partì bruscamente e, per superare una cunetta, fece una manovra scomposta con una repentina accelerata, equivocata come un tentativo di forzare il blocco. Ne nacque una sparatoria. Mentre Barracu proponeva di arrendersi, Pavolini gridava "Dobbiamo morire da fascisti, non da vigliacchi": preso il mitra si lanciò quindi verso il lago, correndo e sparando. Fu inseguito dai partigiani e ferito in modo piuttosto grave da schegge di proiettile ai glutei.A seguito di un'ampia battuta di ricerca fu catturato a notte, indebolito dalla ferita, fu poi portato a Dongo, nella Sala d'Oro del palazzo comunale, dove poi fu condotto brevemente anche Mussolini, anch'egli nel frattempo riconosciuto e catturato. Fu processato per collaborazionismo con il nemico, passibile per il CLN di fucilazione immediata secondo la sua ordinanza del 12 aprile precedente. Furono fucilati anche gli altri 12 arrestati che erano con loro. Pavolini ebbe per ultimo vanto quello di guidare la fila indiana dei condannati che dall'edificio del comune si avviò verso il lago, nei pressi del quale furono schierati di schiena per l'esecuzione.Il cadavere di Pavolini fu esposto il giorno dopo a Milano, a Piazzale Loreto, appeso con quello di Mussolini.
mercoledì 27 settembre 2017
CORPO AEREO ITALIANO (C.A.I.)
CORPO AEREO ITALIANO (C.A.I.)
ll mattino del 27 settembre del 1940, decollarono da San Damiano di Piacenza e Cameri, rispettivamemte 40 bombardieri BR 20 del 13º Stormo e altri 37 del 43°, diretti in Belgio lungo la rotta Trento-Innsbruck-Monaco-Francoforte sul Meno-Liegi. Nell'agosto del 1940 Mussolini decise di inviare la Regia Aeronautica per dare supporto alla Lufwaffe e partecipare alle operazioni contro le città inglesi. Venne cosi costituito il Corpo Aereo Italiano (CAI) che venne ufficialmente formato il 10 settembre 1940 in seno alla 1º Squadra aerea - SQA1 e posto al comando del generale di squadra aerea Rino Corso Fougier. Esso era composto da due stormi da bombardamento, su Fiat BR 20M, uno stormo da caccia, su Fiat CR 42 e Fiat G 50, e una squadriglia da ricognizione su Cant-Z 1007-bis. Giunto in Belgio completo lo schieramemto di uomini e mezzi il 22 ottobre arrivando a schierare 178 velivoli. Il CAI fu posto alle dipendenze della Luftflotte 2 e i tedeschi assegnarono ai bombardieri italiani, come zona d'operazione sull'Inghilterra, un settore a sud del corso del Tamigi delimitato a settentrione dal 53º parallelo nord e a occidente dal meridiano di longitudine 1° ovest da Greenwich; mentre alla caccia furono assegnati pattugliamenti dall'alba al tramonto, fra i 4 000 e i 5 000 metri, nelle zone fra Gravelines e Dunkerque e fra Nieuport e Ostenda. Svolse la prima operazione di bombardamento contro gli impianti portuali e l'idroscalo di Harwich il 24 ottobre. La battaglia d'Inghilterra volse a sfavore della Lufwaffe e il 3 gennaio 1941 si chiuse il ciclo di operazioni del C.A.I. che comincio il rientro in Italia il 10 gennaio. Nel breve ciclo delle operazioni vennero svolte 1.076 sortite e sganciate 54.320 kg. di bombe
.Andarono persi 8 velivoli con 20 caduti. Perdite inflitte al nemico 15 velivoli sicuramemte abbattuti e 6 probabilmente.
ll mattino del 27 settembre del 1940, decollarono da San Damiano di Piacenza e Cameri, rispettivamemte 40 bombardieri BR 20 del 13º Stormo e altri 37 del 43°, diretti in Belgio lungo la rotta Trento-Innsbruck-Monaco-Francoforte sul Meno-Liegi. Nell'agosto del 1940 Mussolini decise di inviare la Regia Aeronautica per dare supporto alla Lufwaffe e partecipare alle operazioni contro le città inglesi. Venne cosi costituito il Corpo Aereo Italiano (CAI) che venne ufficialmente formato il 10 settembre 1940 in seno alla 1º Squadra aerea - SQA1 e posto al comando del generale di squadra aerea Rino Corso Fougier. Esso era composto da due stormi da bombardamento, su Fiat BR 20M, uno stormo da caccia, su Fiat CR 42 e Fiat G 50, e una squadriglia da ricognizione su Cant-Z 1007-bis. Giunto in Belgio completo lo schieramemto di uomini e mezzi il 22 ottobre arrivando a schierare 178 velivoli. Il CAI fu posto alle dipendenze della Luftflotte 2 e i tedeschi assegnarono ai bombardieri italiani, come zona d'operazione sull'Inghilterra, un settore a sud del corso del Tamigi delimitato a settentrione dal 53º parallelo nord e a occidente dal meridiano di longitudine 1° ovest da Greenwich; mentre alla caccia furono assegnati pattugliamenti dall'alba al tramonto, fra i 4 000 e i 5 000 metri, nelle zone fra Gravelines e Dunkerque e fra Nieuport e Ostenda. Svolse la prima operazione di bombardamento contro gli impianti portuali e l'idroscalo di Harwich il 24 ottobre. La battaglia d'Inghilterra volse a sfavore della Lufwaffe e il 3 gennaio 1941 si chiuse il ciclo di operazioni del C.A.I. che comincio il rientro in Italia il 10 gennaio. Nel breve ciclo delle operazioni vennero svolte 1.076 sortite e sganciate 54.320 kg. di bombe
.Andarono persi 8 velivoli con 20 caduti. Perdite inflitte al nemico 15 velivoli sicuramemte abbattuti e 6 probabilmente.
giovedì 21 settembre 2017
21 SETTEMBRE 1943 INSURREZIONE E STRAGE DI MATERA 2
Matera fu la prima città del Mezzogiorno a insorgere contro i tedeschi, per tale motivo la stessa è stata insignita della Medaglia d’Argento al Valor Militare. L’ 8 settembre a Matera c’è un piccolo presidio con un comando di sottozona e un battaglione allievi avieri. All’annuncio dell ’armistizio gli ufficiali si dividono: alcuni partono per il Nord dietro l'ex seniore della milizia Meloni, resta a Matera la maggioranza. Al comando della sottozona c’è il prof. Francesco Nitti, ufficiale di complemento. Gli alleati sono in arrivo, le retroguardie germaniche bruciano i carri-merci della ferrovia lucana e due motrici; i soldati razziano i negozi. Il Palazzo della Milizia viene occupato dai paracadutisti tedeschi. Iniziano i rastrellamenti fra il 18 e il 20 dodici ostaggi, vengono rinchiusi nella caserma della milizia e minato l’edificio. Il 21 si odono i rumori degli ormai vicini combattimenti fra alleati e tedeschi. Verso le 17 in via San Biagio nella oreficeria Caione, alcuni soldati tedeschi si fanno aprire le vetrine, intascano anelli e orologi. Quando stanno per uscire con il bottino due italiani tirano fuori la rivoltella e sparano. Un tedesco cade nel negozio, l’altro ferito esce in strada ed è finito con una bomba a mano. Scatta l’allarme, i tedeschi accorrono. Sparano gli ex militari che si sono tenuti un’arma in casa, e i civili a cui Francesco Nitti distribuisce fucili e munizioni. Si combatte nel rione San Biagio, attorno alla piazza Grande. Emanuele Manicone, esattore della Elettrica Lucana, corre per le vie del centro urlando: «Hanno ammazzato due tedeschi!». Poi vede un maresciallo nazista da un barbiere, gli si getta contro con un coltello, lo ferisce, lo disarma; poi si dirige alla caserma delle guardie di finanza per guidarli al combattimento e morire colpito da una raffica. La battaglia si allarga. I tedeschi vanno alla cabina di distribuzione dell’ elettricità; minano gli impianti, fucilano due ingegneri della Lucana. Alle 18 si ode il boato: è saltata la caserma della milizia con gli ostaggi, solo uno dei dodici è scampato. All’alba si aspetta un attacco tedesco, arrivano invece i canadesi.
A ricordo della strage, in città e' stato eretto un cippo in marmo nei pressi del palazzo della Milizia, sul quale sono riportati i nomi delle vittime.
mercoledì 13 settembre 2017
12 SETTEMBRE 1944 LA DEPORTAZIONE DEL QUESTORE DI FIUME
La controversa figura di Giovanni Palatucci
Iscritto al Partito Nazionale Fascista, nel 1932 conseguì la laurea in giurisprudenza presso l'Università di Torino.
Nel 1936 giurò come volontario vice commissario di pubblica sicurezza, e nel 1937 venne trasferito alla questura di Fiume come
responsabile dell'ufficio stranieri e poi come commissario e
questore reggente. Nel novembre 1943 Fiume, pur facente parte della Repubblica
Sociale Italiana, di fatto entrò a far parte della
cosiddetta Zona
d'operazioni del Litorale adriatico, controllata direttamente dalle truppe
tedesche per ragioni d'importanza strategica e il comando militare della città
passò al capitano delle SS Hoepener. Pur avvisato del pericolo che
correva personalmente, decise di rimanere al suo posto, Per
contrastare l'azione del comando tedesco, Palatucci vietò il rilascio di
certificati alle autorità naziste se non su esplicati autorizzazione, così da
poter aver notizia anticipata dei rastrellamenti e poterne dar avviso. Inoltre
inviava relazioni ufficiali al governo della Repubblica Sociale Italiana per
segnalare continue vessazioni, limitazioni nello svolgere le proprie attività e
il disarmo dei poliziotti italiani da parte dei tedeschi. Egli si preoccupò
anche dell'istituzione di uno "Stato Libero di Fiume", per far sì che
questo territorio, che correva il rischio di dover venir ceduto dall'Italia alla Jugoslavia,
mantenesse una sua indipendenza. Fu proprio con l'accusa formale di
cospirazione e intelligenza con il nemico in seguito al «rinvenimento di un
piano relativo alla sistemazione di Fiume come città indipendente, tradotto in
lingua inglese» che il 13 settembre 1944 venne arrestato dai militari tedeschi e
tradotto nel carcere di Trieste Il 22 ottobre venne
trasferito nel campo di lavoro forzato di Dachau, con il
numero 117826, dove morì di stenti il 10 febbraio 1945, a soli 36 anni, 78
giorni prima della liberazione del campo.
Nel 1952 lo zio vescovo Giuseppe Maria
Palatucci raccontò che il nipote durante la sua permanenza a Fiume aveva
salvato «numerosissimi israeliti». Da allora Giovanni Palatucci è salito agli
onori sia in Israele (dove è Giusto tra le nazioni dal 1990), sia presso la
Chiesa cattolica (per la quale è Servo di Dio dal 2004), sia presso la
Repubblica Italiana (per la quale è Medaglia d'oro al merito civile dal 1995). Secondo
lo storico Michele
Sarfatti è avvenuto che «il sistema delle onoranze nei confronti
di Giovanni Palatucci ha preceduto il lavoro di ricerca storica. Questo è il
motivo per cui a lui sono state attribuite in modo acritico azioni che nessuno
aveva mai verificato essere state compiute veramente da lui». Già nel luglio 1952 un memorandum del
Ministero degli Interni, aveva escluso che Palatucci avesse compiuto un
salvataggio di massa, ma nessuno fece approfondite ricerche documentali. Stando alla ricerca del Centro Primo Levi, in
base all'esame di circa 700 documenti finora inediti, Palatucci andrebbe
descritto come uno zelante esecutore della deportazione degli ebrei presenti a
Fiume, nel suo incarico di responsabile dell'applicazione delle leggi razziali
fasciste. Quindi come avrebbe fatto Palatucci a salvare oltre 5.000 ebrei se dai
documenti esaminati è emerso che nel 1943 Fiume contava solo 500 ebrei, la
maggior parte dei quali, 412, pari all'80%, finì proprio ad Auschwitz. Anche
il museo Yad Vashem e la Santa Sede hanno
avviato accertamenti. L'Osservatore Romano,
seppure con qualche riserva, ha ammesso che «sul caso Palatucci le ricerche
storiche di prima mano sono state poche, che numeri e fatti sono stati
sottoposti ad interpretazioni agiografiche. Nel 2013 il Centro Primo Levi ha
avanzato alcuni dubbi sulla corretta ricostruzione storica delle vicende legate
alla figura di Palatucci. A seguito di questa ricerca la figura di Palatucci è
stata rimossa da un'esposizione al Museo dell'Olocausto di Washington e lo Yad
Vashem e il Vaticano hanno iniziato a esaminare la nuova documentazione emersa,
ed è anche probabile che in seguito alle ricerche in corso i numeri andranno
ridimensionati, che alcuni eventi andranno riletti” Ad oggi la situazione non è
ancora stata chiarita del tutto.
Giovanni Palatucci con alcuni suoi collaboratoti della Questura di Fiume |
29 aprile 1945 dopo meno di due mesi dalla morte di Palatucci nel campo di Dachau, i prigionieri sopravvissuti vengono liberati dagli americani |
venerdì 8 settembre 2017
8 SETTEMBRE 1943 l'Italia si arrende
Dopo la sigla dell'armistizio di Cassibile, fra Regno d'Italia e gli alleati firmato in segreto il 3 settembre, il maresciallo Pietro Badoglio in qualità di Capo del governo riunì il governo solo per annunciare che le trattative per la resa erano "iniziate". Gli Alleati, da parte loro, fecero pressioni sullo stesso Badoglio affinché rendesse pubblico il passaggio di campo dell'Italia, ma il maresciallo tergiversò. La risposta degli anglo-americani fu drammatica: gli aerei alleati scaricarono bombe sulle città della penisola. Nei giorni dal 5 al 7 settembre i bombardamenti furono intensi: oltre 130 aerei B-17 ("Fortezze volanti") attaccarono Civitavecchia e Viterbo. Il 6 fu la volta di Napoli. Perdurando l'incertezza da parte italiana, gli Alleati decisero di annunciare autonomamente l'avvenuto armistizio: l'8 settembre, alle 17:30 (le 18:30 in Italia), il generale Dwight Eisenhower lesse il proclama ai microfoni di Radio Algeri. Poco più di un'ora dopo, precisamente alle 19,42 dai microfoni dell' EIAR Badoglio annunciò alla popolazione italiana l'entrata in vigore dell' armistizio di Cassibile, firmato con gli anglo-americani come detto il giorno 3 dello stesso mese.
« Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.
La richiesta è stata accolta.
Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.
Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza".
La richiesta è stata accolta.
Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.
Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza".
Nel paese di svolsero manifestazioni di giubilo pensando che la guerra fosse finita. In realtà stava per iniziare il periodo più drammatico, quello che portò alla guerra civile. Gli alleati non prenderanno mai in seria considerazione il governo Badoglio per come fu gestita la vicenda armistiziale, i tedeschi lo presero per quello che era, un tradimento e immediatamente dettero inizio all'Operazione Achse ("asse"), nome in codice del piano elaborato dall'Oberkommando der Wehrmacht (OKW) per controbattere l'uscita dell'Italia dalla guerra, neutralizzare le sue forze armate schierate nei vari teatri bellici del Mediterraneo ed occupare militarmente la penisola. L'operazione, pianificata da Hitler e dal comando tedesco fin dal maggio 1943 in previsione di un possibile crollo del Fascismo e di una defezione italiana, si concluse con il pieno successo della Wehrmacht che, approfittando anche del disorientamento dei reparti di truppa e della disgregazione delle strutture dirigenti italiane dopo l'armistizio dell'8 settembre, in pochi giorni sopraffece gran parte delle forze armate dell'ex-alleato, catturando centinaia di migliaia di soldati che furono in gran parte internati in Germania come lavoratori coatti, e si impadronì di un cospicuo bottino di armi ed equipaggiamenti. Dal punto di vista strategico la Wehrmacht riuscì ad occupare l'Italia centro-settentrionale ed i vasti territori occupati dalle forze italiane nei Balcani, nel Mare Egeo e nella Francia meridionale e poté contare sul potenziale industriale italiano e sulla sua manodopera.
martedì 5 settembre 2017
LA GUERRA SUL MAR NERO L’unica volta in cui la Germania chiese aiuto all’Italia
LA GUERRA SUL MAR NERO
L’unica volta in cui la Germania chiese aiuto all’Italia
Il 4 gennaio 1942 il comandante della Kriegsmarine Grand Ammirgaglio Erich Raeder, avanzava al comando della Regia Marina una richiesta di collaborazione per la guerra sul Mar Nero. Il piano originale per l'attacco all'Unione Sovietica assegnava scarsissima importanza alle operazioni navali nel Mar Nero, ma già dopo poche settimane dall'inizio delle ostilità il comando tedesco si rese conto che il controllo incontrastato delle acque del bacino consentiva ai sovietici di sostenere i reparti a terra con fuoco di artiglieria pesante, portare rinforzi alle guarnigioni isolate ed evacuare reparti accerchiati; vista l'esiguità dei mezzi a disposizione della Marina militare romena per contrastare le manovre dei sovietici, il comando della Kriegsmarine iniziò i preparativi per trasferire nel bacino propri reparti di motosiluranti e sommergibili, ma, impressionato dagli ottimi risultati ottenuti dai mezzi d'assalto italiani della Xª Flottiglia MAS nel Mediterraneo, avanzò alla Regia Marina una richiesta per la fornitura di un contingente di unità sottili da impiegare contro i sovietici: questa fu l'unica occasione in cui i tedeschi richiesero esplicitamente il supporto militare degli italiani. La richiesta fu favorevolmente accolta dal comando della Regia Marina, desideroso di controbilanciare l'intervento degli U-boot tedeschi nel teatro del Mediterraneo. Si decise di allestire una flottiglia mista di mezzi siluranti e d'assalto, con inizialmente un organico di quattro MAS (organizzati nella 19ª Squadriglia), cinque barchini esplosivi del tipo "Motoscafo Turismo Modificato" (MTM) e cinque motoscafi siluranti tipo "Motoscafo Turismo Silurante Modificato" (MTSM) di nuovo tipo; si aggiunsero poi i primi sei esemplari di una nuova classe di sommergibili tascabili, la classe CB, appena consegnati alla Regia Marina, i quali formarono la 1ª Squadriglia sommergibili "CB". La guida della formazione fu assegnata al capitano di fregata Francesco Mimbelli, già distintosi nel corso della battaglia di Creta al comando della torpediniera Lupo. I MAS selezionati furono riuniti a Venezia e partirono per il Mar Nero il 22 aprile 1942: sotto la direzione di una ditta di trasporti eccezionali, la Società Fumagalli di Milano, fu organizzata un'autocolonna per il trasporto via terra attraverso il passo del Brennero fino a Vienna, caricando i MAS, privi di sovrastrutture, motori e armi, su speciali carrelli da trasporto trainati da autocarri; una volta a Vienna i MAS furono riattrezzati e scesero poi il corso del Danubio fino a raggiungere il porto romeno di Costanza il 2 maggio; i CB partirono per ferrovia da La Spezia il 25 aprile dopo essere stati alleggeriti delle sovrastrutture, che furono poi rimontate una volta che i battelli raggiunsero Costanza sempre il 2 maggio. Per il trasporto di barchini e motoscafi siluranti, infine, fu organizzata un'apposita autocolonna di 28 mezzi (ribattezzata "Autocolonna Moccagatta" in onore del capitano di fregata Vittorio Moccagatta, caduto nel precedente attacco a Malta del luglio 1941) completa di tutte le attrezzature per l'approntamento e la manutenzione dei mezzi, che partita da La Spezia il 5 maggio raggiunse la base avanzata di Foros, sulla punta meridionale della penisola di Crimea, il 23 maggio seguente. L’insieme dei MAS delle MTSM e dei CB fu riunita nella 4^ Flottiglia MAS. Già il 29 maggio i MAS eseguirono la loro prima missione di guerra nel Mar Nero, in netto anticipo sulle corrispondenti unità di motosiluranti tedesche, ancora in approntamento. Il 5 giugno, completato il loro allestimento e arrivato il carburante necessario, i primi tre CB lasciarono Costanza alla volta della nuova base avanzata di Jalta, sempre in Crimea, e durante il trasferimento il CB 2 eseguì un attacco senza esito a un sommergibile sovietico; gli altri tre CB raggiunsero Jalta l'11 giugno seguente. I mezzi italiani furono subito destinati al contrasto delle missioni di rifornimento della piazzaforte sovietica di Sebastopoli, sotto assedio da parte di tedeschi e romeni dall'ottobre 1941. Fu nella notte del 10 giugno che il s.t.v. Aldo Massarini, mentre era in navigazione a bordo dell’M.T.S.M. 216 nelle acque di Sebastopoli, si avvide di un’unità la cui sagoma gli era familiare. Si trattava del cacciatorpediniere Tashkent, era la seconda volta che lo vedeva. La prima volta l’aveva visto a Livorno, al momento del varo.
Massarini attaccò il sovietico Tashkent a una distanza di circa 80 metri ma, purtroppo, il siluro, forse perché lanciato troppo da vicino, non deflagrò. Grande dovette essere lo sconforto del giovane ufficiale che, nel fare rapporto, una volta rientrato, sembra non potette trattenere le lacrime. La scena fu tale che l’Ammiraglio tedesco Schuster, presente al rapporto del giovane, si tolse dal petto la croce di ferro e l’appuntò alla giacca del giovane Sottotenente di Vascello. Il s.t.v. Massarini avrebbe avuto la possibilità di rifarsi al largo di Chersosene, nella serata del 13 giugno, colpendo col siluro e danneggiando gravemente un mercantile da 10.000 tonnellate. L’unità sovietica sarebbe stata poi affondata, il giorno seguente, dagli aerei tedeschi mentre veniva rimorchiata a Sebastopoli. Il 13 giugno, mentre si trovava all'ancora a Jalta, il CB 5 fu affondato da una motosilurante sovietica penetrata all'interno del porto sotto la copertura di un attacco aereo. Il 15 giugno e il 18 giugno, nel corso di missioni notturne di agguato al largo di Sebastopoli, rispettivamente il CB 3 e il CB 2 affondarono due sommergibili sovietici. Il 18 giugno un duro scontro coinvolse due MAS italiani e un convoglio sovietico composto da alcune motozattere scortate da sei cannoniere: un trasporto sovietico fu dato per affondatoIl 19 giugno il MAS-571 coglieva il primo vero successo, nonché uno dei più importanti, al largo di Jalta, Avvistato il sommergibile sovietico ShCh-214 che trasportava personale evacuato da Sebastopoli, lo attacca con un siluro centrando l’unita che affonda poco dopo. L’unita sovietica era il miglior battello operante nel Mar Nero per numero di vittorie conseguire, esso aveva infatti affondato 5 velieri turchi e la petroliera italiana Torcello. Tra il 27 e il 28 giugno le unità italiane furono impegnate nel simulare un tentativo di sbarco lungo la punta meridionale della Crimea, onde distrarre i difensori sovietici da un assalto anfibio tedesco attraverso la baia di Severnaya più a nord: nell'unico impiego dei barchini esplosivi nel Mar Nero, il MTM 80 fu lanciato e fatto esplodere contro le ostruzioni del porto di Balaclava. Nel pomeriggio del 2 luglio, poi, i cinque MTSM italiani furono le prime unità dell'Asse a entrare a Balaclava stessa, ormai sgombrata dei sovietici, passando indenni attraverso gli sbarramenti di mine navali grazie al loro basso pescaggio. A partire dal maggio 1942 e fino alla conclusione dell'assedio di Sebastopoli il 4 luglio i quattro Mas effettuarono 65 missioni di guerra, mentre i motoscafi siluranti e i sommergibili CB ne compirono, rispettivamente, cinquantasei e ventiquattro. In luglio le unità italiane iniziarono a spostare il loro teatro operativo verso la sezione orientale del bacino del Mar Nero e nel Mar d'Azov, in appoggio alle forze dell'Asse in marcia verso la regione del Caucaso; oltre a Jalta, il porto di Feodosia fu scelto come base della 4ª Flottiglia, il cui organico fu accresciuto dall'arrivo dall'Italia di altri quattro MAS trasferiti con le medesime modalità dei precedenti. Nella notte tra il 2 e il 3 agosto 1942, i MAS 573 e 568 sorpresero l'incrociatore Molotov e il cacciatorpediniere conduttore Kharkov a sud-ovest di Kerč' mentre rientravano da una missione di intercettamento del traffico tedesco e di bombardamento del porto di Feodosia: il MAS-568 riuscì a colpire il Molotov con un siluro provocando gravissimi danni a poppa mentre il Kharkov fu leggermente danneggiato da alcune cariche di profondità sganciate dalle unità italiane in fase di disimpegno; il Molotov riuscì a raggiungere Batumi, dove rimase fuori uso per le riparazioni fino alla fine del luglio 1943.
Il 6 settembre il MAS 568 sorprese e colò a picco a sud di Anapa un piroscafo da 3.000 tonnellate di stazza; il 9 settembre invece i MAS 571 e 573 furono affondati nel loro ancoraggio di Jalta da un'incursione aerea sovietica, la quale portò anche al danneggiamento di altre tre unità italiane: per rimpiazzare i due battelli perduti, altrettanti MAS arrivarono dall'Italia nell'ottobre 1942. L'avanzata delle forze dell'Asse nella Russia meridionale fece avviare i preparativi perché quattro MAS e i mezzi speciali della colonna "Moccagatta" potessero essere trasferiti nel bacino del mar Caspio, ma il brusco cambiamento della situazione strategica dato dallo svolgimento della battaglia di Stalingrado fece ben presto accantonare simili progetti. L'attività dei mezzi italiani nel Mar Neo si svolse negli ultimi mesi del 1942 e nei primi mesi del 1943 senza particolari eventi, ostacolata dalla scarsità di bersagli da attaccare e dalla carenza di combustibile per operare; il 12 maggio 1943 il MAS 572 andò perduto nel corso di una missione dopo essere entrato in collisione con il pari tipo 566 a causa della fitta nebbia. Dopo una serie di discussioni tra italiani e tedeschi nel maggio 1943 fu convenuto di terminare la partecipazione italiana alle operazioni nel teatro del Mar Nero: dopo un'ultima missione al largo delle coste sovietiche il 13 maggio, i sette superstiti MAS furono consegnati il 20 maggio alle autorità tedesche nel porto di Jalta, e la Kriegsmarine provvide ad armarli con equipaggi nel frattempo addestrati in Italia; i mezzi speciali della colonna "Moccagatta", di fatto scarsamente impiegati dopo la fine dell'assedio di Sebastopoli, erano nel frattempo già stati fatti rientrare in patria a partire dal marzo 1943. Regia Marina e Kriegsmarine non riuscirono a pervenire a un accordo per la cessione dei CB, i quali, dopo un periodo di lavori e riposo nel porto di Costanza, continuarono a operare in Mar Nero con equipaggi italiani ridislocandosi nel luglio 1943 a Sebastopoli; il 26 agosto il CB 4 ottenne un ultimo successo affondando il sommergibile sovietico Šč-203 Kambala. Il battello era in navigazione per una campagna offensiva e nel corso dell’operazione perirorono tutti i 45 mebri dell’equipaggio.
L'annuncio dell'Armistizio di Cassibile l'8 settembre 1943 colse i sommergibili italiani nella loro base di Sebastopoli: gli equipaggi continuarono a operare a fianco dei tedeschi fino al 29 novembre, quando tutti i battelli furono trasferiti a Costanza dove il personale fu internato dalle autorità romene; dopo lunghe e complesse trattative tra Romania e Repubblica Sociale Italiana, il controllo dei mezzi fu formalmente restituito alla Marina Nazionale Repubblicana nel luglio 1944, la quale tuttavia fu in grado di rimettere in condizioni operative un'unica unità, il CB 3, autoaffondato poi al momento della resa romena all'URSS nell'agosto seguente. I quattro superstiti CB Si autoaffondarono nel porto di Odessa, il 25 agosto 1944, prima dell’arrivo delle truppe russe. In seguito vennero recuperati per essere impiegati per prove ed esperimenti.L’unica volta in cui la Germania chiese aiuto all’Italia
Il 4 gennaio 1942 il comandante della Kriegsmarine Grand Ammirgaglio Erich Raeder, avanzava al comando della Regia Marina una richiesta di collaborazione per la guerra sul Mar Nero. Il piano originale per l'attacco all'Unione Sovietica assegnava scarsissima importanza alle operazioni navali nel Mar Nero, ma già dopo poche settimane dall'inizio delle ostilità il comando tedesco si rese conto che il controllo incontrastato delle acque del bacino consentiva ai sovietici di sostenere i reparti a terra con fuoco di artiglieria pesante, portare rinforzi alle guarnigioni isolate ed evacuare reparti accerchiati; vista l'esiguità dei mezzi a disposizione della Marina militare romena per contrastare le manovre dei sovietici, il comando della Kriegsmarine iniziò i preparativi per trasferire nel bacino propri reparti di motosiluranti e sommergibili, ma, impressionato dagli ottimi risultati ottenuti dai mezzi d'assalto italiani della Xª Flottiglia MAS nel Mediterraneo, avanzò alla Regia Marina una richiesta per la fornitura di un contingente di unità sottili da impiegare contro i sovietici: questa fu l'unica occasione in cui i tedeschi richiesero esplicitamente il supporto militare degli italiani. La richiesta fu favorevolmente accolta dal comando della Regia Marina, desideroso di controbilanciare l'intervento degli U-boot tedeschi nel teatro del Mediterraneo. Si decise di allestire una flottiglia mista di mezzi siluranti e d'assalto, con inizialmente un organico di quattro MAS (organizzati nella 19ª Squadriglia), cinque barchini esplosivi del tipo "Motoscafo Turismo Modificato" (MTM) e cinque motoscafi siluranti tipo "Motoscafo Turismo Silurante Modificato" (MTSM) di nuovo tipo; si aggiunsero poi i primi sei esemplari di una nuova classe di sommergibili tascabili, la classe CB, appena consegnati alla Regia Marina, i quali formarono la 1ª Squadriglia sommergibili "CB". La guida della formazione fu assegnata al capitano di fregata Francesco Mimbelli, già distintosi nel corso della battaglia di Creta al comando della torpediniera Lupo. I MAS selezionati furono riuniti a Venezia e partirono per il Mar Nero il 22 aprile 1942: sotto la direzione di una ditta di trasporti eccezionali, la Società Fumagalli di Milano, fu organizzata un'autocolonna per il trasporto via terra attraverso il passo del Brennero fino a Vienna, caricando i MAS, privi di sovrastrutture, motori e armi, su speciali carrelli da trasporto trainati da autocarri; una volta a Vienna i MAS furono riattrezzati e scesero poi il corso del Danubio fino a raggiungere il porto romeno di Costanza il 2 maggio; i CB partirono per ferrovia da La Spezia il 25 aprile dopo essere stati alleggeriti delle sovrastrutture, che furono poi rimontate una volta che i battelli raggiunsero Costanza sempre il 2 maggio. Per il trasporto di barchini e motoscafi siluranti, infine, fu organizzata un'apposita autocolonna di 28 mezzi (ribattezzata "Autocolonna Moccagatta" in onore del capitano di fregata Vittorio Moccagatta, caduto nel precedente attacco a Malta del luglio 1941) completa di tutte le attrezzature per l'approntamento e la manutenzione dei mezzi, che partita da La Spezia il 5 maggio raggiunse la base avanzata di Foros, sulla punta meridionale della penisola di Crimea, il 23 maggio seguente. L’insieme dei MAS delle MTSM e dei CB fu riunita nella 4^ Flottiglia MAS. Già il 29 maggio i MAS eseguirono la loro prima missione di guerra nel Mar Nero, in netto anticipo sulle corrispondenti unità di motosiluranti tedesche, ancora in approntamento. Il 5 giugno, completato il loro allestimento e arrivato il carburante necessario, i primi tre CB lasciarono Costanza alla volta della nuova base avanzata di Jalta, sempre in Crimea, e durante il trasferimento il CB 2 eseguì un attacco senza esito a un sommergibile sovietico; gli altri tre CB raggiunsero Jalta l'11 giugno seguente. I mezzi italiani furono subito destinati al contrasto delle missioni di rifornimento della piazzaforte sovietica di Sebastopoli, sotto assedio da parte di tedeschi e romeni dall'ottobre 1941. Fu nella notte del 10 giugno che il s.t.v. Aldo Massarini, mentre era in navigazione a bordo dell’M.T.S.M. 216 nelle acque di Sebastopoli, si avvide di un’unità la cui sagoma gli era familiare. Si trattava del cacciatorpediniere Tashkent, era la seconda volta che lo vedeva. La prima volta l’aveva visto a Livorno, al momento del varo.
Massarini attaccò il sovietico Tashkent a una distanza di circa 80 metri ma, purtroppo, il siluro, forse perché lanciato troppo da vicino, non deflagrò. Grande dovette essere lo sconforto del giovane ufficiale che, nel fare rapporto, una volta rientrato, sembra non potette trattenere le lacrime. La scena fu tale che l’Ammiraglio tedesco Schuster, presente al rapporto del giovane, si tolse dal petto la croce di ferro e l’appuntò alla giacca del giovane Sottotenente di Vascello. Il s.t.v. Massarini avrebbe avuto la possibilità di rifarsi al largo di Chersosene, nella serata del 13 giugno, colpendo col siluro e danneggiando gravemente un mercantile da 10.000 tonnellate. L’unità sovietica sarebbe stata poi affondata, il giorno seguente, dagli aerei tedeschi mentre veniva rimorchiata a Sebastopoli. Il 13 giugno, mentre si trovava all'ancora a Jalta, il CB 5 fu affondato da una motosilurante sovietica penetrata all'interno del porto sotto la copertura di un attacco aereo. Il 15 giugno e il 18 giugno, nel corso di missioni notturne di agguato al largo di Sebastopoli, rispettivamente il CB 3 e il CB 2 affondarono due sommergibili sovietici. Il 18 giugno un duro scontro coinvolse due MAS italiani e un convoglio sovietico composto da alcune motozattere scortate da sei cannoniere: un trasporto sovietico fu dato per affondatoIl 19 giugno il MAS-571 coglieva il primo vero successo, nonché uno dei più importanti, al largo di Jalta, Avvistato il sommergibile sovietico ShCh-214 che trasportava personale evacuato da Sebastopoli, lo attacca con un siluro centrando l’unita che affonda poco dopo. L’unita sovietica era il miglior battello operante nel Mar Nero per numero di vittorie conseguire, esso aveva infatti affondato 5 velieri turchi e la petroliera italiana Torcello. Tra il 27 e il 28 giugno le unità italiane furono impegnate nel simulare un tentativo di sbarco lungo la punta meridionale della Crimea, onde distrarre i difensori sovietici da un assalto anfibio tedesco attraverso la baia di Severnaya più a nord: nell'unico impiego dei barchini esplosivi nel Mar Nero, il MTM 80 fu lanciato e fatto esplodere contro le ostruzioni del porto di Balaclava. Nel pomeriggio del 2 luglio, poi, i cinque MTSM italiani furono le prime unità dell'Asse a entrare a Balaclava stessa, ormai sgombrata dei sovietici, passando indenni attraverso gli sbarramenti di mine navali grazie al loro basso pescaggio. A partire dal maggio 1942 e fino alla conclusione dell'assedio di Sebastopoli il 4 luglio i quattro Mas effettuarono 65 missioni di guerra, mentre i motoscafi siluranti e i sommergibili CB ne compirono, rispettivamente, cinquantasei e ventiquattro. In luglio le unità italiane iniziarono a spostare il loro teatro operativo verso la sezione orientale del bacino del Mar Nero e nel Mar d'Azov, in appoggio alle forze dell'Asse in marcia verso la regione del Caucaso; oltre a Jalta, il porto di Feodosia fu scelto come base della 4ª Flottiglia, il cui organico fu accresciuto dall'arrivo dall'Italia di altri quattro MAS trasferiti con le medesime modalità dei precedenti. Nella notte tra il 2 e il 3 agosto 1942, i MAS 573 e 568 sorpresero l'incrociatore Molotov e il cacciatorpediniere conduttore Kharkov a sud-ovest di Kerč' mentre rientravano da una missione di intercettamento del traffico tedesco e di bombardamento del porto di Feodosia: il MAS-568 riuscì a colpire il Molotov con un siluro provocando gravissimi danni a poppa mentre il Kharkov fu leggermente danneggiato da alcune cariche di profondità sganciate dalle unità italiane in fase di disimpegno; il Molotov riuscì a raggiungere Batumi, dove rimase fuori uso per le riparazioni fino alla fine del luglio 1943.
Il 6 settembre il MAS 568 sorprese e colò a picco a sud di Anapa un piroscafo da 3.000 tonnellate di stazza; il 9 settembre invece i MAS 571 e 573 furono affondati nel loro ancoraggio di Jalta da un'incursione aerea sovietica, la quale portò anche al danneggiamento di altre tre unità italiane: per rimpiazzare i due battelli perduti, altrettanti MAS arrivarono dall'Italia nell'ottobre 1942. L'avanzata delle forze dell'Asse nella Russia meridionale fece avviare i preparativi perché quattro MAS e i mezzi speciali della colonna "Moccagatta" potessero essere trasferiti nel bacino del mar Caspio, ma il brusco cambiamento della situazione strategica dato dallo svolgimento della battaglia di Stalingrado fece ben presto accantonare simili progetti. L'attività dei mezzi italiani nel Mar Neo si svolse negli ultimi mesi del 1942 e nei primi mesi del 1943 senza particolari eventi, ostacolata dalla scarsità di bersagli da attaccare e dalla carenza di combustibile per operare; il 12 maggio 1943 il MAS 572 andò perduto nel corso di una missione dopo essere entrato in collisione con il pari tipo 566 a causa della fitta nebbia. Dopo una serie di discussioni tra italiani e tedeschi nel maggio 1943 fu convenuto di terminare la partecipazione italiana alle operazioni nel teatro del Mar Nero: dopo un'ultima missione al largo delle coste sovietiche il 13 maggio, i sette superstiti MAS furono consegnati il 20 maggio alle autorità tedesche nel porto di Jalta, e la Kriegsmarine provvide ad armarli con equipaggi nel frattempo addestrati in Italia; i mezzi speciali della colonna "Moccagatta", di fatto scarsamente impiegati dopo la fine dell'assedio di Sebastopoli, erano nel frattempo già stati fatti rientrare in patria a partire dal marzo 1943. Regia Marina e Kriegsmarine non riuscirono a pervenire a un accordo per la cessione dei CB, i quali, dopo un periodo di lavori e riposo nel porto di Costanza, continuarono a operare in Mar Nero con equipaggi italiani ridislocandosi nel luglio 1943 a Sebastopoli; il 26 agosto il CB 4 ottenne un ultimo successo affondando il sommergibile sovietico Šč-203 Kambala. Il battello era in navigazione per una campagna offensiva e nel corso dell’operazione perirorono tutti i 45 mebri dell’equipaggio.
L'annuncio dell'Armistizio di Cassibile l'8 settembre 1943 colse i sommergibili italiani nella loro base di Sebastopoli: gli equipaggi continuarono a operare a fianco dei tedeschi fino al 29 novembre, quando tutti i battelli furono trasferiti a Costanza dove il personale fu internato dalle autorità romene; dopo lunghe e complesse trattative tra Romania e Repubblica Sociale Italiana, il controllo dei mezzi fu formalmente restituito alla Marina Nazionale Repubblicana nel luglio 1944, la quale tuttavia fu in grado di rimettere in condizioni operative un'unica unità, il CB 3, autoaffondato poi al momento della resa romena all'URSS nell'agosto seguente. I quattro superstiti CB Si autoaffondarono nel porto di Odessa, il 25 agosto 1944, prima dell’arrivo delle truppe russe. In seguito vennero recuperati per essere impiegati per prove ed esperimenti.
Gli scafi dei MAS diretti sul Mar Nero, dai quali sono state smontate tutte le sovrastrutture, attraversano l'Europa |
Il MAS-571 in azione nel Mar Nero |
Il sommergibile sovietico ShCH-203 Kambala affondato dal CB-4 il 26 Agosto 1943 |
Il sommergibile sovietico ShCh-214 affondatto dal MAS-571 |
Un minisommergibile italiano classe CB in porto nel Mar Nero |
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