mercoledì 13 settembre 2017

12 SETTEMBRE 1944 LA DEPORTAZIONE DEL QUESTORE DI FIUME

La controversa figura di Giovanni Palatucci

Iscritto al Partito Nazionale Fascista, nel 1932 conseguì la laurea in giurisprudenza presso l'Università di Torino. Nel 1936 giurò come volontario vice commissario di pubblica sicurezza, e nel 1937 venne trasferito alla questura di Fiume come responsabile dell'ufficio stranieri e poi come commissario e questore reggente. Nel novembre 1943 Fiume, pur facente parte della Repubblica Sociale Italiana, di fatto entrò a far parte della cosiddetta Zona d'operazioni del Litorale adriatico, controllata direttamente dalle truppe tedesche per ragioni d'importanza strategica e il comando militare della città passò al capitano delle SS Hoepener. Pur avvisato del pericolo che correva personalmente, decise di rimanere al suo posto, Per contrastare l'azione del comando tedesco, Palatucci vietò il rilascio di certificati alle autorità naziste se non su esplicati autorizzazione, così da poter aver notizia anticipata dei rastrellamenti e poterne dar avviso. Inoltre inviava relazioni ufficiali al governo della Repubblica Sociale Italiana per segnalare continue vessazioni, limitazioni nello svolgere le proprie attività e il disarmo dei poliziotti italiani da parte dei tedeschi. Egli si preoccupò anche dell'istituzione di uno "Stato Libero di Fiume", per far sì che questo territorio, che correva il rischio di dover venir ceduto dall'Italia alla Jugoslavia, mantenesse una sua indipendenza. Fu proprio con l'accusa formale di cospirazione e intelligenza con il nemico in seguito al «rinvenimento di un piano relativo alla sistemazione di Fiume come città indipendente, tradotto in lingua inglese» che il 13 settembre 1944 venne arrestato dai militari tedeschi e tradotto nel carcere di Trieste Il 22 ottobre venne trasferito nel campo di lavoro forzato di Dachau, con il numero 117826, dove morì di stenti il 10 febbraio 1945, a soli 36 anni, 78 giorni prima della liberazione del campo.
Nel 1952 lo zio vescovo Giuseppe Maria Palatucci raccontò che il nipote durante la sua permanenza a Fiume aveva salvato «numerosissimi israeliti». Da allora Giovanni Palatucci è salito agli onori sia in Israele (dove è Giusto tra le nazioni dal 1990), sia presso la Chiesa cattolica (per la quale è Servo di Dio dal 2004), sia presso la Repubblica Italiana (per la quale è Medaglia d'oro al merito civile dal 1995). Secondo lo storico Michele Sarfatti è avvenuto che «il sistema delle onoranze nei confronti di Giovanni Palatucci ha preceduto il lavoro di ricerca storica. Questo è il motivo per cui a lui sono state attribuite in modo acritico azioni che nessuno aveva mai verificato essere state compiute veramente da lui»Già nel luglio 1952 un memorandum del Ministero degli Interni, aveva escluso che Palatucci avesse compiuto un salvataggio di massa, ma nessuno fece approfondite ricerche documentali.  Stando alla ricerca del Centro Primo Levi, in base all'esame di circa 700 documenti finora inediti, Palatucci andrebbe descritto come uno zelante esecutore della deportazione degli ebrei presenti a Fiume, nel suo incarico di responsabile dell'applicazione delle leggi razziali fasciste. Quindi come avrebbe fatto Palatucci a salvare oltre 5.000 ebrei se  dai documenti esaminati è emerso che nel 1943 Fiume contava solo 500 ebrei, la maggior parte dei quali, 412, pari all'80%, finì proprio ad Auschwitz. Anche il museo Yad Vashem e la Santa Sede hanno avviato accertamenti. L'Osservatore Romano, seppure con qualche riserva, ha ammesso che «sul caso Palatucci le ricerche storiche di prima mano sono state poche, che numeri e fatti sono stati sottoposti ad interpretazioni agiografiche. Nel 2013 il Centro Primo Levi ha avanzato alcuni dubbi sulla corretta ricostruzione storica delle vicende legate alla figura di Palatucci. A seguito di questa ricerca la figura di Palatucci è stata rimossa da un'esposizione al Museo dell'Olocausto di Washington e lo Yad Vashem e il Vaticano hanno iniziato a esaminare la nuova documentazione emersa, ed è anche probabile che in seguito alle ricerche in corso i numeri andranno ridimensionati, che alcuni eventi andranno riletti” Ad oggi la situazione non è ancora stata chiarita del tutto.

Giovanni Palatucci con alcuni suoi collaboratoti della Questura di Fiume
29 aprile 1945 dopo meno di due mesi dalla morte di Palatucci nel campo di Dachau,
 i prigionieri sopravvissuti vengono liberati dagli americani



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